domenica 24 luglio 2016
Dopo la strage di Monaco di Baviera mi tornano in mente le parole di Ida Magli: le culture muoiono, ma non si integrano.
Mi permetti riferirmi al mio post del 23 gennaio 2016, in cui suggerivo un nuovo approccio e nuove strategie per
accogliere gli immigrati clandestini ed i profughi.
Il trauma dell'inserimento in nuove culture riguarda anche le generazioni nate nel Paese ospitante.
Per ridurre questo trauma, che è all'origine anche delle manifestazioni terroristiche, non si deve cercare
l' impossibile integrazione, bensì la conservazione dell'identità e dei valori delle culture degli immigrati.
L'immigrati spogliato delle propria cultura originaria è fragile e facile preda di ideologie destabilizzanti.
L'ISIS conosce bene queste situazioni e ne approfitta, arruolando per le proprie finalità moltitudini di
immigrati senza più identità.
I rimedi? Semplificando al massimo, i Paesi destinatari di queste immigrazioni si devono attrezzare con reti di
protezione per gli immigrati e per le popolazioni ospitanti, per dare agli immigrati stessi assistenza atta a
superare il trauma cui accennavo, anche ricorrendo alla conservazione delle culture, di cui essi sono portatori,
considerate indispensabili strumenti di stabilizzazione e di equilibrio.
Non si possono ignorare o trascurare le reazioni psicologiche di detto trauma, talvolta tragiche, come si è
visto in questi giorni,, che vanno affrontate con una pluralità di interventi e di strumenti adeguati, basati
sulla prevenzione..
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