La caduta dei regimi di Saddam e di Gheddafi da parte degli Stati Uniti ha creato una instabilità gigantesca nell'area ed un vuoto immenso, reso ancora più drammatico dallo sciagurato ritiro di Obama, per ragioni elettorali, dall'Iraq.
Nell' area si sono precipitati o si sono mobilitati tutti i principati operatori energetici del mondo:
dall' Arabia Saudita alla Russia, alla Turchia, ad Israele, all'Iran, alla Francia, alla Germania, alla Gran Bretagna, ecc., sino alla Cina. In posizione di retroguardia gli Stati Uniti per ragioni elettorali e l'Italia per la sua vocazione neutralista. Inoltre proliferano gruppi terroristici di matrice islamica, fra cui in testa l'Isis, che si propaga in Africa e punta sull'Europa, usando come teste di ponte la penisola italiana ed i Balcani.
Ci sono tutti i presupposti per una deflagrazione mondiale; ma forse no, per eccesso di operatori, che si elidono a vicenda.
Comunque il caos è garantito.
Finché il petrolio sovrano non ristabilirà la pace con una ripartizione delle risorse, che accontenti i più forti contendenti e mortifichi i soliti consumatori perdenti.
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