sabato 23 gennaio 2016

" Le culture muoiono, ma non si integrano" sostiene l'antropologa Ida Magli. la natura umana e la storia le danno ragione.

    Le  culture si sono formate nei millenni, soprattutto per ragioni di sopravvivenza e di identità.
     Le religioni hanno svolto un ruolo potente per plasmare e unire intere popolazioni. In particolare le religioni monoteiste: l' ebraismo, il cristianesimo e l'islam.
     Dette religioni, nate in Medio Oriente in epoche diverse, entrate subito in conflitto tra loro, si sono diffuse in tutti i continenti.
     La Storia ci narra le difficoltà di convivenza  delle popolazioni coinvolte..
     Difficoltà che si manifestano anche ai giorni nostri con una virulenza sorprendente.
    All' origine di queste tensioni incontenibili c'è un errore di fondo: l'illusione che le culture diverse possano integrarsi fra loro. No, la Storia insegna che  le culture \non si possono integrare. Le perdenti  muoiono o si salvano, col trasferimento delle popolazioni coinvolte in altri territori.
     Prendiamo l'esempio dell'Europa. I cristiani non si sono mai integrati con gli ebrei e viceversa.
Per secoli gli ebrei sono vissuti nei ghetti imposti dagli stati cristiani, ma hanno conservato le loro tradizioni e la loro fede religiosa. In caso contrario sarebbero scomparsi.
    Persino quando un regime fanatico, come quello nazista, ha cercato di imporre il proprio credo razzista all'Europa,  gli ebrei. per non perdere la propria identità, hanno eroicamente affrontato i campi di concentramento e l'esilio. E sono  sopravvissuti.
    La Storia ci ricorda i tormentati rapporti tra il cristianesimo e l'islam in Europa. Non c'è stata integrazione. I cristiani hanno vinto ed i musulmani hanno abbandonato la Spagna ed i Balcani.
    In questi anni si verifica il fenomeno inverso: l'islam dall'Africa e dal Medio Oriente si spinge in Europa con onde migratorie formate in grande maggioranza da uomini giovani e preparati.
    Essendo impossibile un'integrazione per le ragioni su esposte e confermate anche dalle aggressioni " tribali" su donne europee, gli europei si trovano di fronte alla seguente alternativa:
accettare i profughi e gli immigrati inseribili nelle unità produttive dei Paesi che li ospitano alle seguenti condizioni;  dotarli di tutte le infrastrutture richieste dalle loro culture: scuole, servizi sanitari, servizi religiosi, abitazioni, servizi sociali, negozi forniti di merci consone alla propria cultura  ( vitto,, vestiario, ecc. ).
 oppure, in alternativa, fatti salvi i profughi, riportarli nei Paesi di origine, con i quali concordare provvedimenti, anche di natura economica , atti ad inserire soprattutto i giovani nel mondo locale del lavoro.
   Ciò richiederebbe un "salto culturale", a livello UE e Governi,  non indifferente.
Ne saranno capaci?
   In caso contrario si continuerebbe ad assistere con sgomento all'applicazione di misure assistenziali fallimentari ed onerosissime.  
   
  




 

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