Ieri, di fronte all'Europarlamento Mario Draghi ha ribadito che " la crisi sarà davvero finita solo quando tornerà la FIDUCIA dell'economia reale, quando ci sarà di nuovo la VOLONTA' delle AZIENDE di assumere rischi".
Questa ovvia constatazione è volutamente ignorata in Italia dalle forze politiche che sostengono il governo. La centralità delle aziende cozza contro le ideologie dominanti.
Eppure senza il contributo fondamentale delle imprese la crisi economica non può essere debellata. Il loro reddito è indispensabile per coprire le spese di gestione di un costosissimo stato sociale.
Se ne deduce che oggi il compito principale dello Stato e del governo è di sostenere in ogni modo e con la massima efficacia le aziende italiane e straniere tuttora operanti sul mercato italiano ed internazionale, affinché queste ritrovino in Italia un clima favorevole al rischio imprenditoriale ed agli investimenti produttivi.
Da esse dipendono in larga misura la sopravvivenza e la crescita della nostra economia.
Di conseguenza tutte le riforme, di cui tanto si parla, dovrebbero essere finalizzate al sostegno ed alla espansione delle aziende italiane in Italia ed all'estero. Tra queste, le riforme del mercato del lavoro, del fisco, della giustizia, della finanza pubblica, ecc.
Anche la politica estera, quella della sanità pubblica, dell'istruzione, della ricerca e della scuola, quella dell' ambiente e della gestione del territorio, ecc. dovrebbero essere informate alle esigenze dell'imprenditoria pubblica e privata.
Purtroppo, come su accennato, la cultura dell'impresa è carente in Italia. Hanno preso sopravvento dottrine e pregiudizi contro gli unici strumenti in grado di produrre ricchezza.
Se non sapremo reagire positivamente a questa grave deficienza culturale, saremo condannati ad un futuro di povertà e di restrizioni.
La classe politica italiana dovrebbe intervenire immediatamente per rimediare ai propri errori. Altrimenti si assumerebbe gravissime responsabilità di fronte al Paese.
Nessun commento:
Posta un commento