lunedì 21 settembre 2015

La riforma del Senato Renzi - Boschi è uno sfregio alla Costituzione: se verrà approvata, si dovrà abolirla a furor di popolo con un referendum e con un'immediata sentenza abrogativa della Corte Costituzionale. In caso contrario entra in crisi la legittimità dello Stato e del Parlamento. Crisi istituzionale dagli esiti imprevedibili.

    Nel 1945 Togliatti propose l'abolizione del Senato, che da sempre era controllato dalla Monarchia. Ma la maggioranza dei Costituenti respinse successivamente la proposta.
     Si è dovuto attendere 70 anni perché un giovane segretario del PD, erede catto-comunista di Togliatti, ripresentasse la stessa proposta. Adesso è chiaro a chi si riferiva Renzi quando nei giorni scorsi dichiarò che " la riforma del Senato è attesa da 70 anni", dagli anni in cui l'Italia vinta era in balia dei luogotenenti dei paesi vincitori, fra cui appunto Togliatti per conto dell'Unione Sovietica.   
   
    Nel 1995, 50 anni dopo, è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge di riforma costituzionale numero 2115. firmata da 65 parlamentari, fra cui Mattarella e Napolitano, e da eminenti costituzionalisti, fra cui Leopoldo Elia.
    Detta proposta intendeva imporre sempre la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, per approvare le modifiche costituzionali, per eleggere il presidente della Repubblica e per tutelare l'indipendenza e l'imparzialità degli organi di garanzia.
    Ma detta proposta non è stata accolta.

     Nel 2015, 20 anni dopo, come su ricordato, Renzi ha proposto la riforma Togliatti, approfittando del fatto, che, in assenza della riforma costituzionale del 1995,
 SI PUO'  CAMBIARE LA COSITUZIONE CON MAGGIORANZE PRO TEMPORE.   

    Attendo fiducioso che insorgano indignati i firmatari superstiti della riforma 1995, fra cui  il Presidente della Repubblica Mattarella e l'ex Presidente Napolitano.

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